FATTI

lavoro. I giovani e le scelte lavorative. Il rapporto della Banca d’Italia.

Il rapporto autunnale della Banca d’Italia appena pubblicato, dedicato all’economia delle regioni italiane, oltre ad analizzare nella prima parte le dinamiche più recenti della congiuntura economica, presenta  nella seconda parte alcuni approfondimenti monografici sull’economia reale. Fra questi ha particolarmente destato l’attenzione lo studio sull’occupazione dei giovani in quanto inerente al recente dibattito se i giovani italiani siano o meno schizzinosi di fronte alle scelte lavorative. Lo studio di bankitalia infatti, elaborando dati dell’ISTAT, sembra dimostrare che in molti casi i giovani si adattino a un’occupazione diversa da quella per la quale hanno studiato o per la quale sono preparati. Se infatti nel triennio 2009 – 2011, in Italia, il tasso di occupazione dei giovani tra i 25 e i 34 anni in possesso di una laurea almeno triennale che avevano terminato gli studi è stato pari al 75,1 per cento di media, nello stesso periodo, circa un quarto di questi giovani laureati svolgeva un lavoro a bassa o nessuna qualifica. Tale valore è superiore a quello della Germania (circa il 18 % nel 2009) ma di poco inferiore alla media francese (27%).
In termini tecnici, il fenomeno per cui l’occupazione può non essere pienamente corrispondente agli skills posseduti, viene analizzata dagli indicatori di overeducation, undereducation e mismatch. I primi due misurano quanti individui svolgono mansioni che richiedono, rispettivamente, competenze inferiori o superiori a quelle acquisite nel corso degli studi. Il terzo indicatore segnala quanti lavoratori svolgono mansioni diverse dall’ambito tematico seguito negli studi. Lo studio ha evidenziato come i fenomeni di overeducation e mismatch risultino più rilevanti nelle fasi iniziali della vita lavorativa.
Il tasso di overeducation è risultato più elevato nelle regioni centrali e nel Nord Est (tra il 29,7 e il 26,3% degli occupati laureati) ed inferiore nel Nord Ovest (23,3%) e nel Mezzogiorno (22,9%).
In tutte le aree, il fenomeno dell’overeducation è risultato più frequente tra gli occupati laureati nelle discipline umanistiche e nelle scienze sociali, mentre quelli laureati in scienze mediche o in ingegneria e architettura, sono risultati meno toccati dal fenomeno, oltre ad essere beneficiati di tassi di occupazione più elevati.
Per quanto riguarda invece il fenomeno del mismatch, che come abbiamo detto riguarda quei lavoratori che svolgono mansioni diverse dall’ambito tematico seguito negli studi, nel triennio considerato, ha riguardato il 32,3 per cento dei giovani italiani. Anche in questo caso il fenomeno ha interessato particolarmente i laureati nelle discipline umanistiche, ma anche quelli nelle scienze naturali come matematica, fisica e chimica. Per i laureati nelle scienze sociali, a differenza dell’indice di overeducation, il mismatch è invece risultato significativamente inferiore. Da notare infine che per i giovani occupati in possesso di una laurea, a partire dal 2009 si è verificato un peggioramento della qualità del lavoro oltre che del tasso di occupazione

Marco Peroni
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