FATTI

Cristiani perseguitati in Pakistan: una voce dall’Islam per un futuro di pace e tolleranza

Giunge da Lahore, la città del Pakistan che ha visto poche settimane fa i cristiani ancora perseguitati con l’accusa di blasfemia, la testimonianza di Maulana Khabir Azad, grande imam della più importante moschea di Lahore e di tutto il Punjab. Tramite una lettera indirizzata ai suoi amici della comunità di Sant’Egidio, racconta quei terribili momenti che hanno visto una folla numerosa e violenta devastare e dare alle fiamme centinaia di case di cristiani alla periferia di Lahore e l’impegno che ne è nato per riportare la pace e la riconciliazione. 

Khabir Azad è un rinomato studioso dell’Islam e presidente del Consiglio Interreligioso per la Pace e l’Armonia del Pakistan. Amico del cristiano Shahbaz Bhatti, Ministro per la difesa delle minoranze, barbaramente ucciso nel 2011 per il suo impegno a favore dell’abolizione della legge sulla blasfemia e per aver difeso Asia Bibi, la giovane cristiana in carcere dal 2009 proprio per un’accusa di blasfemia, su cui pesa tutt’ora una condanna a morte. Shahbaz Bhatti, originario proprio di Lahore, teneva particolarmente a questa amicizia: insieme avevano iniziato a lavorare per fermare le violenze e costruire la convivenza pacifica, organizzando comitati formati sia da cristiani che da musulmani. Nell’ultima telefonata fatta ai suo amici italiani della Comunità di Sant’Egidio, pochi minuti prima di essere ucciso, Bhatti aveva insistito per far conoscere loro proprio l’iman Azad, per poter organizzare insieme iniziative di dialogo e di pace. Dopo il tragico assassinio di Bhatti, Khabir Azad ha voluto partecipare agli incontri internazionali per la pace organizzati dalla Comunità di Sant’Egidio nel 2011 a Monaco e, nel settembre scorso, a Sarajevo. 


Scrive Maulana Khabir Azad : ” I recenti tragici incidenti che hanno portato la folla a bruciare le case di persone innocenti hanno, ancora una volta, portato il nostro paese in una situazione molto critica.
Appena avuto notizia dei disordini, insieme ad una delegazione di studiosi di religione, siamo andati nella zona delle violenze e ci siamo rimasti tutto il giorno, perché alcune persone stavano organizzando un nuovo sciopero molto minaccioso. Ho preso contatto con i miei amici religiosi che la pensano come me, che mi hanno subito raggiunto e sono rimasti insieme a me in questa situazione critica. L’amministrazione locale era presente con centinaia di agenti di polizia, ma purtroppo abbiamo visto che erano impotenti. Nel frattempo sono arrivati sul posto altri autorevoli studiosi di religione. Ho preso il comando del gruppo e ho affrontato la folla convincendoli con i solidi principi dell’insegnamento dell’Islam e con l’esempio del modo di vivere del Profeta, la pace sia su di lui. Anche gli altri studiosi di religione hanno preso la parola con l’obbiettivo comune di disperdere la folla in modo appropriato. Grazie a Dio abbiamo avuto successo e ho concluso con una preghiera davanti ad una folla di migliaia di persone.  Poi li abbiamo rimandati nelle loro case e nei luoghi di lavoro.
La sera stessa abbiamo convocato a casa mia un importante incontro dei rappresentanti delle religioni del mondo per sviluppare una strategia di lavoro efficace. Alla riunione hanno partecipato il Dott. Paul Bhatti, Consigliere del Primo Ministro per l’Armonia Nazionale (fratello di Shabaz n.d.r) e altri. Abbiamo ragionato sul fatto che le conferenze, i seminari e workshop fatti  in hotel a cinque stelle sono utili, ma che la nostra priorità ed attenzione deve essere incentrata  nel raggiungere tutte le zone del paese, particolarmente quelle più oppresse. Questa storia ha analogie con quella di Shantinagar e Gojra (due villaggi colpiti dalle violenza nel 1997 e nel 2009 con molti morti e varie centinaia di case e chiese distrutte n.d.r).
Il giorno successivo  insieme a tutti gli studiosi di religione musulmani, ai vescovi e padri della Chiesa cattolica romana e ai protestanti, siamo andati nelle zone colpite e abbiamo incontrato le famiglie e le persone che vivono lì e che hanno visto bruciate le loro case.

Abbiamo continuato anche il giorno successivo, non senza difficoltà, ma credendo nell’aiuto e nella benedizione di Dio l’Onnipotente che le cose possano presto tornare presto alla  normalità, Inshallah.
Per il futuro continueremo ad incontrarci fra i vari rappresentanti religiosi di Lahore per sviluppare la nostra strategia, in accordo con le realtà di base, perché non accada più quello che è successo… Lo scenario generale che abbiamo vissuto in questi giorni indica infatti che per affrontare questi problemi e la sfida del futuro,  è necessario partire dal basso con comitati locali interreligiosi“.


Vedi anche:
Bhatti: così il caso Rimsha cambierà il Pakistan
Il dono della vecchiaia di Mohammad Abdul Khabir Azad
Shahbaz Bhatti. L’eredità di chi non si è arreso

Marco Peroni
Latest posts by Marco Peroni (see all)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *