Arriva in Asia la battaglia mondiale contro la pena di morte
Iwao Hakamada (nella foto con Mario Marazziti) che ha trascorso, innocente, 46 anni nel braccio della morte. |
Si è chiusa una settimana – ma anche quella che si apre non lo sarà di meno – densa di notizie sul fronte della mobilitazione contro la pena di morte.
La prima notizia, purtroppo, quella che apre i quotidiani di oggi, è amara: riguarda l’esecuzione della giovane donna iraniana Reyhaneh Jabbari, condannata a morte nel suo paese per l’uccisione dell’uomo che voleva usarle violenza.
Chi crede che non c’è giustizia senza vita – No Justice Without Life! – prova sempre un grande senso di rabbia e di impotenza ogni volta che uno Stato afferma il proprio diritto sopprimendo uno dei suoi cittadini.
Eppure nei giorni scorsi sono accadute alcune cose che fanno sperare: innanzitutto, le parole che papa Francesco ha rivolto lo scorso 23 ottobre ad una delegazione dell’associazione internazionale di diritto penale. In un discorso per molti aspetti inedito – che affronta con impegno molti temi importanti sulla giustizia nel mondo, dalla tratta degli esseri umani alla tortura – il papa ha affermato:
È impossibile immaginare che oggi gli Stati non possano disporre di un
altro mezzo che non sia la pena capitale per difendere dall’aggressore
ingiusto la vita di altre persone […] Tutti i cristiani e gli uomini di buona volontà sono dunque chiamati
oggi a lottare non solo per l’abolizione della pena di morte, legale o
illegale che sia, e in tutte le sue forme, ma anche al fine di
migliorare le condizioni carcerarie, nel rispetto della dignità umana
delle persone private della libertà. E questo, io lo collego con
l’ergastolo […] L’ergastolo è una pena di morte nascosta.
la seconda volta, il Parlamento giapponese ha convocato rappresentanti delle
istituzioni, attivisti della campagna per l’abolizione della pena di
morte, testimoni, per affrontare un tema cruciale: lo stato di diritto e
l’esercizio della giustizia in Giappone. Stefano Carrer ha raccontato – in un bel servizio per Il Sole 24 Ore – lo svolgimento dell’incontro di Tokyo, in questo paese così prossimo all’Occidente eppure – su questo tema – paradossalmente distante.
Da domani, infine, l’attenzione si sposta nelle Filippine, dove – sempre su iniziativa della Comunità di Sant’Egidio, che trasmetterà in diretta streaming i lavori del meeting internazionale- si apre il primo Congresso panasiatico su diritti umani, rispetto della vita, abolizione della pena di morte. È prevista la partecipazione di delegati di 14 paesi asiatici, tra cui India, Sri Lanka, Cambogia, Mongolia, Vietnam, Laos, Indonesia, in un continente dove ancora oggi – purtroppo – la maggior parte dei paesi mantiene la pena di morte nel proprio ordinamento. #Asia4life: continua il cammino della battaglia per la vita, contro la pena di morte.
Paolo Sassi
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