FATTI

A 100 anni dalla I guerra mondiale, a 75 dalla II: la guerra è sempre inutile strage, è sempre follia suicida

E’ un tempo, questo, di non lieti anniversari. Un’estate di pace turbata dalla memoria di guerre che hanno travolto il pianeta: i 100 anni dall’inizio della I guerra mondiale, il 28 luglio scorso, i 75 anni dall’avvio della II guerra mondiale, tre giorni fa. Un’estate di pace relativa, in verità, marcata com’è da tanti conflitti, la Siria, l’Iraq del Nord, la Libia, l’Ucraina, e poi altri, più lontani, più dimenticati. Il contesto geopolitico è confuso e tormentato, preda del nuovo disordine mondiale, mentre vecchie e nuove potenze fanno il loro gioco, più o meno avvertito, più o meno sporco, ma anche gruppuscoli armati come quelli del sedicente Califfato sembrano poter fare la Storia.

In questo tempo di disordine e di disorientamento sarebbe normale essere preoccupati, memori del passati, pensosi sul futuro; ma è anche facile cedere alla tentazione di ritrarsi nel proprio guscio, sperando che la tempesta passi in fretta. Un atteggiamento del genere rischierebbe però di non accrescere la nostra sicurezza, bensì il nostro spaesamento. Perché a passare dal sonno al sonno della ragione il passo è breve. Chi rifiuta di sapere e di capire finisce per scegliere un’ignoranza spaventata e disperata, chi rifiuta di allargare gli spazi della

convivenza e della pace finisce per ritrovarsi il conflitto alle porte di casa. 

Si tratta di informarsi, di ragionare, di fare memoria. Di guardare in faccia la guerra, senza spegnere la televisione, per vedere quanto essa è tragica, quanto essa è disumana, quanto essa è folle. Riandiamo, in tema di anniversari estivi, alla famosa lettera sull’“inutile strage” pubblicata da Benedetto XV il 1° agosto 1917. Papa Della Chiesa scriveva: “L’Europa, così gloriosa e fiorente, correrà, quasi travolta da una follia universale, all’abisso, incontro ad un vero e proprio suicidio?”. Una domanda lungimirante, profetica per molti versi, come avrebbe rivelato il “secolo breve”. Ma non è la domanda che ci si dovrebbe fare per ogni continente e per ogni paese, di fronte a ogni conflitto?

Francesco De Palma
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