FATTI

Nobel per la pace a Malala Yousafzai

Questa giornata, apparentemente come tante altre, in verità è stata segnata profondamente da due avvenimenti molto importanti:

Il primo è il dodicesimo anniversario della “Giornata mondiale contro la pena di morte”, istituita nel 2003 su iniziativa dalla Coalizione mondiale contro la pena di morte, che riunisce organizzazioni internazionali non governative (ONG), ordini degli avvocati, sindacati e governi locali di tutto il mondo.
Ricorrenza molto importante che ogni anno ricorda come la pena capitale, sempre meno diffusa nel mondo, non solo non è un deterrente contro la violenza, ma anzi è un catalizzatore di discriminazioni economiche e razziali che, spesso, fa leva proprio sulle debolezze fisiche e mentali dei condannati. Il tema di quest’anno infatti, verte proprio sui paramenti di applicabilità della pena di morte a persone con disabilità. Fattore non trascurabile visto che un significativo numero di condannati a morte sono persone con disabilità mentali anche gravi.

Se da una parte, però,  la pena di morte è sempre meno praticata, dall’altra, purtroppo, anche lo scorso anno ci sono stati quasi 800 “eseguiti”, in vari parti del mondo. Questi i numeri riportati dal rapporto sulla pena di morte 2014.

Esecuzioni nel 2013: Afghanistan (2), Autorità Palestinese 5 (3+, da Hamas, amministrazione de facto a Gaza), Arabia Saudita (79+), Bangladesh (2), Botswana (1), Cina (+), Corea del Nord (+), Giappone (8), India (1), Indonesia (5), Iran (369+), Iraq (169+), Kuwait (5), Malesia (2+), Nigeria (4), Somalia (34+; 15+ dal Governo federale di transizione e 19+ nel Puntland), Stati Uniti d’America (39), Sudan (21+), Sudan del Sud (4+), Taiwan (6), Vietnam (7+), Yemen (13+). Per un totale di almeno 778 esecuzioni.


Il secondo avvenimento molto importante è la significativa assegnazione del primo Nobel per la Pace alla giovane pakistana Malala Yousafzai e all’indiano Kailash Satyarthi, attivisti dei dritti dei bambini. Malala Yousafzai, in particolare, è una ragazza di appena 17 anni che con il suo coraggio, a discapito della sua sicurezza, ha fatto conoscere al mondo la tragica situazione dei bambini e dei ragazzi nel suo paese. Lei stessa, propria a causa della pubblicazione del suo diario (scritto in urdo dove annoverava le continue vessazioni di cui era vittima), è stata vittima di un attentato da parte dei Talebani mentre usciva da scuola il 9 ottobre 2012. Attentato che non l’ha fermata, ma al contrario l’ha spinta a continuare per la sua strada. Dopo un lungo periodo di convalescenza in Inghilterra, Malala Yousafzai ha continuato il suo operato di ambasciatrice del diritto all’istruzione e alla libertà dei bambini di tutto il mondo. Da ricordare, a questo proposito, il suo commovente discorso alle nazioni unite nel 2013.

Una giornata, quella di oggi, che fa ben sperare nel progresso dei diritti umani in tutto il mondo.


Diego Romeo

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