Mattarella all’avvio dell’anno scolastico: legalità, integrazione, umanità, “la scuola cambia la vita”
Parole belle e importanti quelle che il presidente Mattarella ha pronunciato il 28 settembre scorso a Napoli in occasione dell’avvio ufficiale dell’anno scolastico 2015/16 alla presenza del ministro Giannini e di 2000 alunni provenienti da tutta Italia.
L’appuntamento, che nel 2014 si era tenuto a Roma, si è celebrato quest’anno in una città in cui la camorra ha abbassato l’età del reclutamento, in cui si è registrato un tragico innalzamento delle morti violente di minori, in un quartiere, Ponticelli, balzato purtroppo agli onori della cronaca nelle settimane passate.
Il Presidente della Repubblica ha voluto lanciare da un istituto d’istruzione superiore di Ponticelli, il “Sannino – Petriccione”, che prende il nome da Davide Sannino, ucciso a 19 anni “perché aveva guardato in faccia chi stava rubando il motorino di un suo amico, […] ucciso perché aveva tenuto la testa alta”, un messaggio di “speranza” e di “impegno solidale”, perché “la scuola è strumento straordinario di crescita personale e collettiva”, perché “la scuola cambia la vita. E’ l’anticorpo al conformismo, e, dunque, alla sottomissione. La conoscenza è libertà, libertà di esprimere i talenti diversi e le diverse aspirazioni”.
Come si vede il Capo dello Stato – che, non dimentichiamolo, ha visto il fratello cadere sotto i colpi della mafia a Palermo – ha insistito molto sul tema della legalità, della scuola come fabbrica di libertà, di autonomia, di dignità: “La scuola è dignità”. E ha voluto indicare una strada su cui l’intero corpo sociale guarda con fiducia all’azione degli insegnanti:
“La camorra e le mafie possono essere sconfitte. La camorra e le mafie saranno sconfitte. E voi, giovani di Napoli, sarete alla testa di questa storica vittoria” […]. La vita è davanti a voi. Scegliete la vita e non la morte”
Ma non sono mancati riferimenti ad altre sfide che la scuola sta affrontando, prima tra tutte quella dell’integrazione dei nuovi alunni di origine straniera: “L’integrazione nei processi formativi è spesso difficile […]. Eppure sta producendo risultati e assistiamo a un avanzamento negli studi di molti giovani stranieri. Abbiamo ascoltato Ba Seydou, che ha 16 anni. E’ arrivato a Lampedusa dopo un viaggio lunghissimo ed è stato accolto da una famiglia italiana come un figlio. Ci conferma che l’integrazione costituisce un vantaggio per la coesione e la serenità sociale”.
Mattarella ha citato alla fine, tra le molte che gli giungono da tutto il paese, alcune righe della lettera di un professore di scuola media di Maddaloni in procinto di andare in pensione dopo oltre 40 anni di insegnamento: “Un insegnante alla fine della carriera non consegna alla storia epici avvenimenti, ma la sua vita è come un fiume che si dirama in tanti rivoli che bagnano e fertilizzano anime in crescita: credo che, nonostante le apparenze, non una goccia d’acqua andrà sprecata”.
Sono parole preziose, che restituiscono tutta la bellezza di una professione che non è solo un lavoro, bensì una missione di umanità e di civiltà.
Francesco De Palma
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