Ricordare Peshawar, lavorare per scuole e tempi di pace
L’anno scorso, di questi tempi, il massacro di 122 alunni tra i sei e i 16 anni, in gran parte figli di membri dell’esercito, in una scuola di Peshawar, nel Pakistan nordoccidentale.
Su questo blog scrivevamo un anno fa: “La strage degli innocenti – ce lo ricordano i Vangeli del Natale – è strage di bambini in carne ed ossa, come pure dei loro sogni e del loro futuro, nonché del sogno di futuro che ogni scuola – anche la più povera – esprime. Più di tutto gli Erode della storia temono quel giudizio che la scuola è in grado di forgiare, quella garanzia di cambiamento che le nuove generazioni sanno esprimere. Si tratta di continuare a scommettere sul futuro, sui sogni, su ciò che infrange i sensi di impossibilità, i conservatorismi, i continuismi, l’indifferenza. Un mondo nuovo vuole nascere, Erode non sarà in grado di fermarlo”.
Lo si è voluto ricordare, a un anno di distanza.
Perché è giusto essere consapevoli che la maggior parte delle vittime del terrorismo sono i musulmani stessi. Perché è importante continuare a lavorare perché nuove generazioni crescano alla scuola della pace e della fraternità.
Francesco De Palma
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