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Papa Francesco, tre anni di pontificato …

Molti sono stati in questi giorni gli articoli pubblicati dalla stampa italiana e internazionale per i tre anni di pontificato di un papa innovativo quale Francesco. Era infatti il 13 marzo 2013 quando Jorge Mario Bergoglio si affacciava vestito di bianco dalla loggia di San Pietro dopo il trauma della rinuncia di Benedetto XVI. 

Andrea Tornielli, sulla Stampa, ha identificato “il cuore del messaggio di Francesco” nella “testimonianza di una Chiesa che mostra il volto di un Dio misericordioso e accogliente”. “Dalle parole del Papa”, continua il notista vaticano, “appare chiaro che la riforma dei cuori, la ‘conversione pastorale’, è condizione necessaria per le [eventuali] riforme strutturali”. 
Interessante è l’angolo visuale di due osservatori non propriamente giornalisti. Uno, il filosofo cattolico americano Michael Novak, ha sottolineato l’“impatto geopolitico del papato di Francesco”: “Francesco non ha parlato del Medio Oriente in termini politici, per evitare la percezione di uno scontro fra la Chiesa cattolica e l’Islam, ma ha affrontato il problema delle persecuzioni dei cristiani in maniera molto forte, attraverso lo strumento della difesa dei diritti umani”. L’altro, il politico italiano Enrico Letta, ha evidenziato come Bergoglio, “primo Papa non europeo della storia, dice quanto bisogno abbia il mondo di un’Europa dinamica e giovane dentro”. Lui è “il Papa che urta le nostre coscienze andando nel mare di Lampedusa a pregare per i migranti morti nel Mediterraneo, con un gesto che ha avuto tutta la forza della profezia, pensando a quanto la vicenda delle migrazioni sia diventata centrale sconvolgendo l’agenda politica europea”. 
Papa Francesco, è chiaro, è capace di andare oltre gli steccati del passato. Del suo pontificato è entusiasta Eugenio Scalfari, il fondatore di Repubblica: “Francesco è un rivoluzionario. Uno spirito profetico e rivoluzionario. Lui spesso ha anche un linguaggio affettuosamente ironico e in una telefonata recente, del 2 dicembre scorso, esordì dicendomi: ‘Pronto, sono un rivoluzionario’. Era la sera del giorno successivo al suo ritorno da un viaggio in Africa dove aveva aperto la prima Porta di questo Giubileo”.
Chiudiamo con uno sguardo internazionale. Sébastien Maillard, su La Croix, ha scritto che “costruire ponti e creare spazi riassume il disegno di un pontificato che, in tre anni, ha aperto cantieri a questo scopo in tutto il mondo”: “Dopo Giovanni Paolo II, che ha agito in un’epoca dominata dalla separazione est-ovest, e dopo Benedetto XVI, preoccupato dalla secolarizzazione rampante nel feudo storico del cristianesimo che è l’Europa, papa Francesco cerca di edificare ponti insperati in un mondo multipolare insieme indipendente e frammentato, che descrive come una ‘guerra a pezzi’”. “Della globalizzazione”, continua il giornalista francese, “Bergoglio vuole combattere i mali e gli eccessi. L’ex arcivescovo di Buenos Aires, megalopoli del sud, li conosce e, dalla sua elezione, li ripete incessantemente: solitudine, disoccupazione dei poveri, isolamento delle persone anziane, corruzione, ‘idolatria del denaro’, uniformazione culturale. ‘Il suo impegno geopolitico è dar luce alle zone d’ombra, interessarsi delle situazioni dimenticate del resto del mondo’, sintetizza Marco Impagliazzo, presidente della comunità di Sant’Egidio”.

Francesco De Palma
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