ACCADDE ...CHIESAFATTI

Tutte le vite contano …

20 giugno, Giornata Mondiale del Rifugiato. E’ dal 2000 che l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha scelto di celebrare la firma, avvenuta nel 1951, della Convenzione ONU relativa allo status di rifugiato.

Uno status che riguarda milioni di uomini, donne, bambini, all’incirca 80, secondo i più recenti calcoli. Un popolo in rapida crescita, se si pensa che l’anno scorso si parlava di “solo” 70 milioni di profughi ….

Di questa massa di gente all’incirca la metà è costituita da sfollati nel proprio stesso paese, gli altri sono fuggiti oltre confine. Spesso poco amati, sempre in condizioni di grande bisogno, qualcuno si ricorda di loro e cerca di aiutarli.

Parliamo delle agenzie internazionali, di un volontariato multiforme, delle realtà di ispirazione cristiana. A Roma, giovedì scorso, la Comunità di Sant’Egidio ha voluto ricordare chi muore “di speranza”, cercando un futuro diverso per sé e per i propri cari.

E la Chiesa nel suo complesso ha esteso la sua rete di sostegno e di vicinanza ai tanti che “come Gesù Cristo, [sono] costretti a fuggire”. Tale è infatti il tema scelto per la Giornata del Migrante e del Rifugiato, che il mondo cattolico celebra da oltre cento anni a settembre.

“Le paure e i pregiudizi – tanti pregiudizi – ci fanno mantenere le distanze dagli altri e spesso ci impediscono di ‘farci prossimi'”, ha scritto il papa nel messaggio pubblicato in vista di tale occasione. Ma avvicinarsi loro ed ascoltarli dona “l’opportunità di riconciliarci con il prossimo, con tanti scartati, con noi stessi e con Dio”.

La Chiesa non ha paura di dirlo ad alta voce. E in un tempo in cui tanti stanno rendendosi conto di quanto il razzismo sia un virus pericoloso come gli altri di cui facciamo esperienza, e – giustamente – gridano che “black lives matter”, è forse il tempo di ricordare che anche “le vite dei migranti e dei rifugiati contano”, che nessuno deve mai più “morire di speranza”.

Francesco De Palma

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