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Rocco, il santo della peste e del distanziamento …

Domani, 16 agosto.

E allora? E’ il giorno dopo Ferragosto per la gran parte di noi. E basta.

Ma per gli abitanti di molti paesini del centro-sud è la festa patronale. Di San Rocco. E, andando indietro nel tempo, per gli europei tra Quattro e Seicento, quando le ondate di peste si succedevano a intervalli di non molti anni, il 16 agosto era il giorno in cui venerare il grande taumaturgo, immortalato per secoli con la gamba scoperta – a mostrare la piaga – e il cane.

La figura di Rocco riacquista dunque, in questi tempi di pandemia, un interesse che avremmo sperato di non nutrire più.

Ma chi era? Cosa sappiamo di questo santo? Almeno secondo la leggenda ….

Era – sembra fosse – un pellegrino. Nato a Montpellier, era partito per Roma e, lungo la strada, era stato costretto a fermarsi ad Acquapendente, in Tuscia, dove infuriava la peste. Lì aveva curato i malati con il segno della croce.

Rocco continua a viaggiare. Roma, poi forse la Francia meridionale, poi di nuovo l’Italia. Nella Lombardia medievale – più estesa dell’attuale – l’ex pellegrino, ora taumaturgo, è di nuovo alle prese con la peste. Tanto da ammalarsi egli stesso.

Per questo, anticipatore del distanziamento sociale, sceglie di ritirarsi in una capanna isolata lungo il fiume Trebbia, esempio di preoccupazione altruistica, di profilassi sanitaria. Un gesto che viene apprezzato anche in alto: un cane – il cane che lo accompagnerà da allora in poi in ogni iconografia – scopre il suo nascondiglio e inizia a prendersi cura di lui portandogli del cibo ogni giorno.

Francesco De Palma
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