Sempre più gravi i disordini in Nigeria
La Nigeria oggi è la nazione più popolosa dell’Africa, con i suoi 200 milioni di abitanti (metà dei quali sono giovani). In queste ultime settimane sta vivendo una situazione complessa a causa di diverse migliaia di giovani che protestano contro le violazioni dei diritti, gli abusi di potere e l’autoritarismo violento della polizia.
Il 20 ottobre scorso, a seguito di continue manifestazioni di protesta, il governo ha imposto il coprifuoco a Lagos, megalopoli nel sudest del paese. Nonostante ciò, migliaia di giovani si sono riversati in strada sfidando pacificamente le autorità. In risposta, alcuni elementi delle forze dell’ordine hanno interrotto la corrente elettrica, iniziando poi a sparare sulla gente.
Ci sono state decine di morti e, in alcuni casi, si sono verificate delle vere e proprie esecuzioni, denuncia Amnesty International. L’impatto internazionale della crisi è stato forte, tanto da entrare persino nella campagna elettorale USA: il candidato democratico Joe Biden, nel corso di un comizio elettorale, ha chiesto la fine della repressione in Nigeria.
Nel paese opera una polizia speciale, la “SARS” (nessun riferimento al virus che sta imperversando sul pianeta, ma è l’acronimo di “Special Anti-Robbery Squad”). Essa è un’unità di pubblica sicurezza da anni sotto i riflettori, perché accusata di estorsioni, ricatti, rapimenti, torture fino a delle vere e proprie esecuzioni.
Le attività violente della Sars sono oggetto di denunce circostanziate, già dal 2017. Ci sarebbero almeno 23 agenti che sono stati accusati o già giudicati per le brutalità commesse.
Dinanzi alla grave crisi interna, la scorsa settimana il presidente Muhammadu Buhari ha annunciato lo smantellamento della squadra speciale, ma i manifestanti sono rimasti sulle loro posizioni. Infatti, sono scettici in merito all’atto del presidente. La SARS, ormai, è un gruppo separato e ha preso molto potere: difficilmente accetterà di essere riformata, o inserita nelle strutture ufficiali della polizia. Gli osservatori nel paese riferiscono che essa continuerà comunque a muoversi come una squadraccia indipendente.
All’interno di questa crisi ci sono altri elementi da considerare: da una parte vi sono bande di criminali che nulla hanno a che fare con i manifestanti, ma che utilizzano il caos in alcune regioni per altri fini, come liberare banditi dalle carceri o seminare disordini. Ad ogni modo, la stragrande parte dei manifestanti avanza richieste legittime.
Le proteste sono animate dai giovani non tanto in piazza, quanto sulla rete, sviluppandosi nei “social” e usando gli spazi digitali per organizzare mobilitazioni, non solo “fisiche”.
È stato appositamente creato l’hashtag #EndSars che, in poco tempo, è divenuto globale: sono tante le personalità internazionali, nel mondo dello spettacolo e dello sport che l’hanno condiviso, per diffondere e sostenere le istanze del movimento.
La forte mobilitazione prende corpo in forme nuove rispetto al passato; sta raggiungendo migliaia di persone grazie alla rete. In effetti, oltre alle proteste per la brutalità della polizia speciale, vi è una richiesta di giustizia, di meritocrazia. Inoltre, si chiede una società più equa, la fine della corruzione e delle prevaricazioni sociali.
I giovani vogliono giustizia, ma anche modernità: chiedono il rilascio immediato dei manifestanti arrestati; processi equi per le vittime della brutalità della Sars e il pagamento di un indennizzo alle famiglie colpite; un tribunale indipendente che si faccia carico di controllare la polizia; un check-up psicologico per gli agenti della Sars prima che assumano altri incarichi; ed infine un aumento salariale per le forze dell’ordine (molti sono tentati dal compiere illeciti per arrotondare il proprio salario).
La Nigeria è divenuta un gigante economico in crescita: da alcuni anni il Pil ha persino superato quello del Sudafrica, nonostante le profonde contraddizioni interne. Ma, persiste una divaricazione enorme tra l’area rurale e quella cittadina, in ordine al benessere e alla ricchezza. Disparità accentuata anche dai giacimenti di petrolio che creano – ma solo per pochi – enormi fortune.
I gruppi jihadisti che, da qualche tempo, stanno prendendo piede nel paese, trovano terreno fertile per le loro predicazioni e, facendo leva sulle ingiustizie sociali ed economiche in aumento, riescono a radunare nuovi proseliti.
La crisi economica scoppiata anche a causa della pandemia, ha ulteriormente impoverito le fasce più deboli della popolazione.
La crisi è molto seria e il presidente Buhari si trova in forte difficoltà: ha ordinato di fermare gli esami in corso per le scuole secondarie ed i governatori di alcune regioni hanno imposto il coprifuoco totale. Purtroppo il paese è in preda ad una forte corruzione e l’assenza di decisioni provenienti dallo stato centrale, non fa che aumentare la rabbia della popolazione, in particolare per l’insicurezza e per il caos diffuso che regna nelle città.
Germano Baldazzi
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