Consonanza tra il pensiero di Giorgio La Pira e la Lettera Enciclica “Fratelli Tutti” di Papa Francesco
Ci sono alcune consonanze di visione tra Giorgio La Pira e il pensiero sotteso nell’ultima Enciclica di Papa Francesco, “Fratelli Tutti”.
Papa Francesco ha fatto della carità e del mettere al centro della sua predicazione gli “scartati” della Terra, una parte centrale del suo pontificato, da cui non prescindere, con le parole, con le opere e con la preghiera.
Giorgio La Pira, da parte sua, dichiarò – negli anni duri della Seconda Guerra Mondiale – che la politiva deve essere un servizio e, come tale, “La politica è la forma più alta della carità”. Giorgio La Pira è stato un uomo di grande fede, di preghiera, ed anche un mistico: è stato l’uomo che s’è fatto povero, come scelta di vita. S’è spogliato dei propri averi donando quello che possedeva: non aveva neanche un suo appartamento personale, ha vissuto sempre in una stanza spoglia di un convento. Il suo stipendio di professore universitario era donato interamente per l’assistenza ai bisognosi della città. Divenuto sindaco, anche quel compenso lo ha donato per l’assistenza ai poveri. Un racconto ci testimonia pure un gesto francescano di donare persino il proprio cappotto ad un poveretto tremante incontrato in strada.
Nel 1970, in occasione di una intervista rilasciata ad Arrigo Levi, il giornalista lo descrive compitamente: “La santità non esclude l’arguzia, né il realismo e tutte e tre sono qualità di La Pira”!
Quando Giorgio La Pira, mosso da uno spirito di pace e di unità mondiale fra tutti gli uomini, organizzò i “Colloqui Internazionali per la Pace e la Civiltà Cristiana”, come una sorta di concilio delle nazioni cristiane. Intraprese anche dei viaggi complessi con lo scopo di incontrare i capi delle nazioni per favorire un disarmo nucleare. In quegli anni, era ancora in piedi il Muro di Berlino e la Cortina di Ferro divideva il mondo in due blocchi contrapposti. La Pira discuteva, parlava, trattava e pregava per far incontrare e riavvicinare i popoli.
Nell’enciclica di Papa Francesco “Fratelli Tutti”, troviamo alcuni capoversi molto vicini alla sensibilità di Giorgio La Pira. Scrive il Papa:
“L’affermazione che come esseri umani siamo tutti fratelli e sorelle, se non è solo un’astrazione ma prende carne e diventa concreta, ci pone una serie di sfide che ci smuovono, ci obbligano ad assumere nuove prospettive e a sviluppare nuove risposte”. (128)
Proseguendo nella lettura della stessa, sembra come richiamare lo spirito che ha animato La Pira nell’organizzare le cinque edizioni dei Colloqui Mediterranei. Scrive, Papa Francesco:
“Per rendere possibile lo sviluppo di una comunità mondiale, capace di realizzare la fraternità a partire da popoli e nazioni che vivano l’amicizia sociale, è necessaria la migliore politica, posta al servizio del vero bene comune. Purtroppo, invece, la politica oggi spesso assume forme che ostacolano il cammino verso un mondo diverso”. (154)
Sono parole bellissime al contempo preoccupate che, anche Giorgio La Pira sicuramente avrebbe condiviso e in cui sarebbe ritrovato, in particolare nello
“sviluppo di una comunità mondiale, capace di realizzare la fraternità a partire da popoli e nazioni che vivano l’amicizia sociale…”.
In effetti, Papa Francesco ha conosciuto l’opera del “Venerabile Giorgio La Pira”. Tra l’altro, nel 2018 accolse in Vaticano i membri della Fondazione Giorgio La Pira in occasione del loro convegno nazionale. In quella circostanza, Francesco lo ha così definito:
“un entusiasta testimone del Vangelo e un profeta dei tempi moderni” e, ancora, “un profeta di speranza”.
Papa Francesco, salutando i membri della Fondazione ha aggiunto di aver trovato in lui una grande consonanza. In particolare, la sua testimonianza integrale al Vangelo che viveva “sine glossa”, nell’amore per i poveri e gli emarginati, nel lavoro per la pace, nell’attuazione del messaggio sociale della Chiesa ed, infine, nella fedeltà alle indicazioni della Chiesa.
Germano Baldazzi
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