FATTI

Nigeria: paure e speranze dei cristiani

Chiese cristiane in Nigeria sempre più protette.
Sul muro della chiesa, si nota l’invito ad un’iniziativa
di pace della Comunità di Sant’Egidio ad Abuja.

In Nigeria, in molte chiese non si entra più senza passare controlli e metal detector.  Le chiese sono più deserte di prima, specie nelle grandi feste cristiane. Ogni domenica ci si chiede dove esploderà la bomba.  Da quando i Boko Haram – islamisti radicali che considerano la cultura occidentale ‘haram’ o illecita – non attaccano più soltanto posti di polizia, prigioni, e altri luoghi simboli dello Stato federale nigeriano, ma sempre di più i luoghi di culto cristiani, regna la paura tra i cristiani della Nigeria del Nord. Il 28 ottobre è toccato alla parrocchia cattolica di Santa Rita, nel quartiere Malali di Kaduna. Alle 8.30 del mattino, un terrorista-suicida ha diretto una macchina piena di esplosivi contro il muro della chiesa, per fortuna protetto da un recinto. Almeno otto fedeli hanno perso la vita, più di cento sono stati feriti. In reazione, alcuni giovani cristiani si sarebbero vendicati su musulmani innocenti.
Eppure, nonostante questa lunga lista di attentati-suicidi e di rappresaglie che insanguinano il nord e il centro del paese, cristiani e musulmani non sono in guerra tra di loro in Nigeria. In questo contesto di violente provocazioni, si moltiplicano le iniziative di dialogo e di incontro a livello di leadership, ma anche dei giovani. La festa  di Aid el-Kebir di venerdi scorsa ha visto lo svolgersi di diversi incontri islamo-cristiani.

Nonostante la paura, le chiese sono piene
e molti non riescono ad entrare

L’arcivescovo cattolico di Kaduna, Matthew Man-Oso Ndagoso, ha condannato immediatamente anche il contro-attacco: “Voglio fare un appello a tutti I nostri giovani di tenersi sempre lontani dal prendere la legge nelle proprie mani, attaccando gente innocente, ogni volta che si verifica questo male. Il male non può dettare il nostro modo di vivere insieme.”  Kaduna, città costruita dagli inglesi cento anni fa come capitale della regione nord, è stata  teatro di diversi scontri, ad esempio in occasione dell’elezione di Miss World nel 2002. Successivamente nella città si è costituito una specie di apartheid: i musulmani abitano nei quartieri nord della città, I cristiani piuttosto in quelli sud. Ma negli ultimi dieci anni si era tornati pian piano a vivere in pace, grazie anche a varie iniziative di riconciliazione. Tra le più famose c’è la storia del pastore protestante James Wuye e dell’imam Mohamed Ashafa, che dopo una giovinezza passata nell’odio reciproco, si sono riconciliati e hanno fondato l’Interfaith Mediation Center di Kaduna.
Anche la Comunità di Sant’Egidio ha realizzato numerose iniziative di convivenza nello Stato di Kaduna e nelle regioni in cui è presente: Abuja, Lagos, Plateau, Nassarawa, e Niger.
Nonostante alcuni gruppi radicali vogliano mandare in frantumi la convivenza federale e interreligiosa del paese più popolato dell’Africa, molti nigeriani – cristiani e musulmani – non hanno perso la speranza che la Nigeria torni ad essere un paese pacifico.

Jan De Volder
Marco Peroni
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