FATTI

Mare Nostrum: per non dimenticare

Roma, 23 ottobre 2014, Mare Nostrum è finito: apro il sito della Marina e leggo un comunicato stampa, il 196. Non proprio dell’ultima ora ma sempre attuale.

Leggo16/10/2014 – Mare Nostrum: Nave Fenice intercetta un peschereccio, trae in salvo 172 migranti e individua 13 scafisti. Apro il comunicato e lo leggo attentamente: non è il solito comunicato asciutto, scarno, distaccato. 
Percepisco tra le righe una commozione e anche un po’ di orgoglio nello scrivere brevemente quello che è successo in molte ore. Ne riporto uno stralcio: “Nella giornata del 16 ottobre un peschereccio con 171 persone a bordo più 14 membri di equipaggio, proveniente dalle coste egiziane e diretto verso quelle italiane, è stato intercettato dalla corvetta Fenice, unità del 29° gruppo navale dell’Operazione Mare Nostrum, al largo delle coste siciliane a circa 120 miglia a sud-est di Capo Passero. Il Peschereccio, apparso fin da subito sovraffollato, oltre che in precarie condizioni di galleggiabilità e stabilità, ha indotto il Comandante di Nave Fenice, Tenente di Vascello Claudia Di Paolo, a dichiarare lo stato di emergenza e a predisporre l’Unità al soccorso dei migranti e al controllo del rischio biologico.”
Dove è successo tutto questo?
Sulla cartina è possibile vedere il punto in cui è stato intercettato il peschereccio come riportato nel comunicato stampa della Marina Militare
E se fosse successo oggi? Oggi che Mare Nostrum è finito: sì, terminato. 
Penso all’operazione TRITON, tanto decantato sui media e dal Ministro Alfano. Tanti nomi strani (triton, mos maiorum, frontex, ecc.) ma mi ero abituato al nome forse più bello: MARE NOSTRUM. Sì, perché il Mediterraneo è nostro, non è mio. È di tutti i paesi che vi si affacciano. In fondo il mare è anche un confine ma è come se fosse solo una linea, come se l’Europa fosse attaccata all’Africa, un unico continente, l’Eurafrica.
A livello di uomini quale è la differenza tra un siciliano è un tunisino, un greco e un egiziano, uno spagnolo del sud e un marocchino? Forse la lingua, forse.
Parte TRITON, si è detto. Ma cos’è ? ancora non si sa bene con precisione: di sicuro si sa che opereranno più paesi insieme, con meno mezzi, per controllare le frontiere, anzi si è detto che le navi andranno ben oltre le acque territoriali. Ah, bene. Faccio una ricerca. Il limite delle acque territoriali è di 12 miglia nautiche (un miglio nautico corrisponde a 1852 metri quindi il limite è a 21,6 km). TRITON opererà a 18 miglia nautiche oltre le acque territoriali per un totale di 30 miglia dalla costa (55,560 Km). Mi sono chiesto allora: cosa sarebbe successo con quel peschereccio?
Di seguito è indicato il punto dove sarebbe arrivata l’operazione TRITON
Con l’operazione TRITON quanto decritto dal comunicato stampa della Marina Militare n. 196 non sarebbe mai avvenuto. Sarebbe forse affondato, forse tutti morti, forse sarebbero arrivati a Malta o vicino alla Sicilia. Forse. Ma il peschereccio già imbarcava acqua nel vano motore.
Operare vicino alle acque territoriali vuol dire solamente essere pronti a respingere le tante persone che scappano da situazioni di difficoltà. La verità è che non si usa la parola “respingere” perché l’Italia è già stata condannata dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo per i respingimenti collettivi operati in passato, (cito l’Avvenire ma la notizia è apparsa su tutti i quotidiani). 
Acque territoriali, 12 miglia, che vuol dire? Una cartina aiuta a capire dove passa sul mare la linea delle acque territoriale. Ma in mezzo? È mare di nessuno o è mare nostrum?
Fonte: Limes
Il Comandante in capo della Squadra navale, ammiraglio Filippo Maria Foffi, ha precisato che spesso le navi di Mare Nostrum si spingevano anche fino a 600 miglia dalle coste italiane, cioè 1.100 Km dalle coste italiane “per filmare nascosti più attività illecite possibile in modo da essere sicuri di potere incriminare i colpevoli”. Vuol dire fino davanti all’Egitto, altro che 18 miglia dalla costa!
Problema costi
Quanto è costatoMare Nostrum ? Sui costi di Mare Nostrum si è parlato molto. Si ricorda però che dal 13 novembre 2013, per 147 giorni, (cioè durante #marenostrum), la campagna navale “Sistema paese in movimento” ha portato le unità del 30° Gruppo – portaerei Cavour, rifornitrice Etna, fregata Bergamini e pattugliatore Borsini – a visitare 20 paesi di Medio Oriente e Africa, al culmine di una missione particolarmente articolata e complessa. Quanto è costato?
A questa domanda risponde un comunicato del Ministero della Difesa 
I costi della missione dovrebbero aggirarsi sui 20 milioni di euro dove 10 milioni sono per i carburanti e 3 milioni per le attività di supporto nei porti che verranno toccati dalla missioni. Una spesa coperta integralmente dagli sponsor della campagna come ha sottolineato De Giorgi. I restanti 7 milioni sono a carico dell’amministrazione Difesa per le indennità di imbarco e di missione.” Fonte AD
Riponiamo la domanda: quanto ci è costato Mare Nostrum ? poco o tanto? Si può parlare di costi quando si salvano vite umame? 
Marenostrum è costato 9,3 milioni al mese per un anno ma un articolo su Avvenire del 20 ottobre 2014 svela cosa si nasconde dietro la voce “costi”:
Tra pochi giorni la flotta di 32 navi di Mare Nostrum verrà rimpiazzata da sei natanti dell’operazione Triton, messa a punto dall’agenzia Ue Frontex e senza priorità alle operazioni di ricerca e salvataggio dei migranti. I più agguerriti avversari della missione di soccorso italiana da tempo sostengono che i costi sostenuti dal nostro Paese sono insopportabili e che far calare il sipario comporterà grossi risparmi. Sarà vero? Stando ai costi standard delle forze armate, il funzionamento di una fregata come la Maestrale necessità da sola di 60mila euro al giorno (quasi 2 milioni al mese); 50 mila per nave San Marco, e poi 15mila per i pattugliatori. Ciò indipendentemente dall’uso che di questi mezzi si decide di farne.”
Secondo le tabelle di onerosità del Ministero della Difesa, così come autorevolmente riportato da un articolo de Il Sole 24 Ore del 15/10/2013, prima dell’inizio di Mare Nostrum:
“Prendendo a riferimento le “tabelle di onerosità” delle unità navali della Marina Militare un giorno di navigazione di una Maestrale costa circa 60 mila euro, del San Marco 45 mila e tra i 12 e i 15 mila euro dei pattugliatori. L’impiego delle sole unità navali costerà quindi 192 mila euro al giorno ai quali aggiungere il costo delle ore di volo della decina di velivoli assegnati all’operazione. […] Anche ipotizzando un impegno dei mezzi aerei di sole 15 ore di volo al giorno si raggiunge un costo medio di 90 mila euro. Sommando i costi aerei e navali più le indennità d’imbarco dei circa 800 marinai delle cinque unità navali coinvolte si può ipotizzare una spesa media giornaliera di 300 mila euro, cioè 9 milioni di euro al mese, più o meno.
Ora questa spesa è stata facilmente confermata nel corso di Mare Nostrum dato che è la spesa per “avere” i mezzi navali, spesa che il Ministero della Difesa avrebbe comunque dovuto sostenere. Ecco smentite le voci di chi sostiene che Mare Nostrum ci costa troppo e, come avrebbe detto il grande Totò, “e io pago!”.
Il Comandante dell’operazione Mare Nostrum, l’Ammiraglio Vianello, nel corso di un’intervista concessa il 14 ottobre 2014, ha sostenuto che Mare Nostrum è una “grande esperienza di umanità”, perché “si tocca con mano la disperazione di migliaia di persone e si stende una mano. Si vedono donne incinte che affrontano il viaggio, persone paraplegiche che hanno avuto il coraggio di traversare il mare in condizioni meteo proibitive. Spesso vengono abbandonate al loro destino dai trafficanti di esseri umani. Molti altri, troppi, sono bambini o persone con gravi problemi di salute. Per gli scafisti sono i più deboli”, la ‘carne morta’: ”Sono i primi a essere gettati in mare dagli scafisti, i primi che noi salviamo. Ho visto molti bambini, accuditi dal nostro personale, disegnare nel ponte garage e mi porto dentro tante storie”.
E l’Europa? L’Europa, specie quella del nord, non capisce, o non vuole capire, il problema delle morti nel Mediterraneo.
Forse solo un giornale inglese ha un po’ di sensibilità e ha pubblicato un video in cui si vede la storia di alcuni amici siriani che tentano la traversata del Mediterraneo, nel mare nostro.
Corrado Cavallo
Marco Peroni
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