FATTI

La morte di Stephen Hawking

Stamane abbiamo appreso della scomparsa del geniale e brillante astrofisico teorico Stephen Hawking, morto all’età di 76 anni.
Nacque l’8 dicembre 1942 a Oxford, era dotato di intelligenza brillante, manifestatasi già da ragazzo.
A soli 13 anni, si manifestarno i primi sintomi di una malattia che lo accompagnò per la sua vita. All’inizio, non si riconobbe subito la gravità della patologia che lo stava colpendo, fino a quando, le sue mani iniziarono a dargli alcuni problemi.
Ma comunque continuò imperterrito gli studi, fino a laurearsi a pieni voti a soli vent’anni. L’università lo invita a continuare i suoi studi sulla relatività generale, i buchi neri e l’origine dell’universo utilizzando la strumentazione dell’Accademia.
La malattia continuò a colpire rapidamente il corpo di Stephen e, sottopostosi ad ulteriori esami per capire cosa gli accadesse, ricevette  la sentenza: Stephen Hawking era stato colpito dalla sclerosi amiotrofica laterale, una malattia che colpisce le cellule nervose distruggendole, portando chi è colpito ad una progressiva ed inarrestabile morte.
Fu un terribile colpo per lo scienziato, ma non si arrese: i medici gli avevano “concesso” circa due anni e mezzo di vita, ma lui prosegui ed, anzi, intensificò con i suoi studi e le ricerche.
La malattia lo limitò progressivamente nei movimenti e negli atti della sua vita quotidiana, ma non impedì mai alla sua mente di formulare teorie, studiare ed elaborare progetti avveniristici nel campo dell’astrofisica, approfondendo gli studi sulla fisica quantistica e, in particolare, sul Big Bang e sui buchi neri. 

Hawking non fu limitato dalla malattia neanche nella sua vita privata: si sposò nel 1965 con Jane Wilde che, per venticinque anni gli farà da moglie e da infermiera. Con lei ebbe tre figli.
Autore di numerosi volumi, tra cui “Dal Big Bang ai buchi neri”, forse il suo testo più celebre e diffuso.
Nel corso della sua vita, lo scienziato britannico ha ricevuto premi e onorificenze da diverse Accademie. Inoltre, fu membro della Royal Society (da cui ha ricevuto le prestigiose medaglie Hughes e Cople) e della Royal Society of Arts.
Nel 1986 è stato incluso nella limitata cerchia della Pontificia Accademia delle Scienze.
Barack Obama, nel 2009 gli ha conferito la Medaglia presidenziale della libertà, la più alta onorificenza degli Stati Uniti d’America. 
Nel corso di una serie di documentari scientifici da lui interpretati, arrivò ad affermare in più riprese che “vista la vastità dell’universo, è quasi certo che in altri pianeti si siano sviluppate delle forme di vita primordiali, sebbene non sia da escludere che qualche parte esistano anche esseri intelligenti, ma il contatto con la vita extraterrestre potrebbe avere esiti catastrofici: se gli alieni riuscissero ad arrivare fino a noi, significherebbe che hanno una tecnologia talmente avanzata da consentire la colonizzazione della Terra e la sottomissione del genere umano”.
Nella sua vita Hawking, cercò di non farsi mai limitare: oltre alle sue numerosi opere scientifiche ed accademiche, riuscì a scrivere anche testi più divulgativi, fino ad arrivare a pubblicare libri per bambini: in particolare, nella trilogia “George’s Secret Key to the Universe, George’s Cosmic Treasure Hunt, George and the Big Bang” scritta con la figlia Lucy, narra le eccezionali avventure del giovane George, mediante il quale spiega con parole estremamente elementari, concetti misteriosi e affascinanti come i buchi neri o l’origine della vita.
Già da molti anni lo scienziato aveva perso l’uso della parola: gli fu realizzato un appropriato sintetizzatore vocale con cui era permesso di parlare e di continuare il suo lavoro accademico, ma per Hawking non c’è spazio per i limiti! Nel 1994 riesce persino  a far inserire la sua voce in due tracce musicali dei Pink Floyd!
Infatti, nell’album The Division Bell, nella nona traccia, Keep Talking, contiene la voce metallica di Stephen Hawking del suo sintetizzatore, in cui dice: «Per milioni di anni gli uomini vissero come animali. Poi qualcosa accadde che scatenò il potere della nostra immaginazione. Imparammo a parlare» .
Nel 2014 l’esperimento si ripeté: è la volta dell’album The Endless River  dove l’astrofisico interviene nel brano Talkin’ Hawkin’!
I suoi sogni non si fermano qui.
Nel 2007 riesce ad essere il protagonista di un esperimento a gravità zero, mentre simulava la caduta libera.
Ma il suo più grande sogno nel cassetto è salire e viaggiare nello spazio, quello spazio che tanto ha studiato e che ancora era tanto desideroso di conoscere
Lo scienziato britannico è stato un grande esempio di forza e volontà inarrestabili: non si arrendeva mai. Quasi proverbiale era il suo fondamentale ottimismo verso la vita: «A parte la sfortuna di contrarre la mia grave malattia, sono stato fortunato sotto quasi ogni altro aspetto», ha sempre affermato in diverse occasioni.
Stephen Hawking è morto stanotte dopo aver convissuto 55 anni con una malattia che gli avrebbe dovuto concedere solo due anni di vita!
Forse, la sua più grande scoperta è che la forza che permette ciascuno di vivere può avere una forza tale, che anche malattie così devastanti possono essere limitate o rallentate!

Germano Baldazzi 

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