FATTI

Il triste decoro delle città che fanno a meno degli angeli

E’ di qualche giorno fa la notizia di un’ordinanza emanata dal comune di Verona per vietare la distribuzione di cibo ai senzatetto nel cuore del centro storico. Il passo è stato motivato col desiderio di contrastare il degrado urbano e l’allarme sociale. Secondo l’amministrazione comunale sono già disponibili “locali atti a garantire una dignitosa somministrazione dei pasti in favore dei soggetti bisognosi” e non occorre dunque provvedervi con soluzioni ‘itineranti’.
La prima delle sette opere di misericordia diventa così parzialmente fuorilegge. Una determinata zona di una grande città del Nord Italia sfugge al comando divino della carità per

assoggettarsi ai moderni imperativi della vita associata, il no al degrado – inteso come presenza di soggetti poveri, mai come indurirsi dei comportamenti o come allentamento dei vincoli sociali – e l’assolutizzazione della sicurezza – da tutelarsi sempre contro l’altro, lo strano o lo straniero, mai nei confronti del simile e del consanguineo, nonostante quasi metà degli omicidi che avvengono in Italia siano commessi da parenti delle vittime -.

I poveri sono invitati a sparpagliarsi, a sfuggire all’occhiuto sguardo del corpo sociale e mediatico, a non fare folla, a non convergere verso una qualsivoglia meta. Se la Gerusalemme di Gesù fosse stata sottoposta all’ordinanza veronese non avremmo il miracolo narrato dal Vangelo di Giovanni al capitolo 5, ambientato tra quel “grande numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici” che trovavano speranza presso la piscina di Betzatà: “un angelo infatti in certi momenti scendeva nella piscina ed agitava l’acqua; il primo a entrarvi dopo l’agitazione dell’acqua guariva da qualsiasi malattia fosse affetto”.
Ecco, tra i tanti degradi di cui le nostre città sono affette, tra le tante trasformazioni che i nostri centri storici stanno subendo, dovremmo forse temere anche questo: che nessun angelo, vuoi per evitare la multa, vuoi per amore del decoro, ritenga più opportuno scendere in centro per agitare le acque. Siamo sicuri, anche noi sani – ma lo saremo davvero? non ci stiamo ammalando di mille fobie? -, di poter a cuor leggero fare a meno degli angeli?

Francesco De Palma
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