FATTI

La memoria di Monte Sole, per ricordare cos’è la guerra …

Ricorre in questi giorni la memoria dell’eccidio di Monte Sole, il più feroce massacro di civili compiuto dai nazisti in Italia ed in tutta l’Europa occidentale, meglio conosciuto come la strage di Marzabotto.
Marzabotto è  solo uno dei comuni colpiti da questa terribile violenza tra il 29 settembre ed il 5 ottobre del 1944, ma non fu l’unico luogo ad essere colpito. Durante quella terribile settimana furono coinvolti più di 115 luoghi sotto Monte Sole, tra i fiumi Reno e Setta.
In quei giorni di 73 anni fa, alcuni reparti tedeschi della XVI SS Panzervanienaider Division, capitanata da Walter Reder, passato alla storia come ‘’il boia di Marzabotto’’, arrivò in Emilia per combattere la Resistenza. A Monte Sole c’erano i partigiani della Stella Rossa: una brigata di circa 800 unità guidata da Mario Musolesi, detto ‘’Lupo’’, che dal novembre del 1943 combatteva contro  le forze nazi-fasciste nei territori circostanti Monte Sole.
L’eccidio di Monte Sole fu un vero e proprio crimine contro l’umanità, non una battaglia delle truppe tedesche contro i partigiani, ma un feroce piano che intendeva colpire tutti i vicini ai ribelli. Il poeta Salvatore Quasimodo nella sua Epigrafe per Marzabotto lo definì ‘’il più vile sterminio di popolo ’’. 

Per giorni le truppe delle SS misero a ferro e fuoco ogni centro abitato, da  Marzabotto a Grizzana, da  Vado di Monzuno a Panico, dando alle fiamme tutto quello che incontravano nel loro cammino: case, fienili, scuole, chiese. Solo a Marzabotto le SS distrussero 800 appartamenti, una cartiera, un risificio, quindici strade, sette ponti, cinque scuole, undici cimiteri, nove chiese e cinque oratori. Nella frazione di Castellano fu uccisa una donna coi suoi sette figli, a Tagliadazza furono fucilati undici donne e otto bambini, a Caprara vennero rastrellate e uccise 108 persone, tra cui l’intera famiglia di Antonio Tonelli (15 componenti di cui 10 bambini), a San Giovanni di Sotto furono massacrate 52 persone in un rifugio, a Caprara 62 tra donne e bambini morirono a colpi di bombe a mano, a  Cerpiano 43 persone, in gran parte bambini, vennero uccisi con le bombe all’interno di una scuola.
n una lista lunghissima che sembra interminabile, Casaglia resta uno dei simboli del massacro di Monte Sole. Qui i civili trovarono rifugio in una chiesa con don Ubaldo Marchioni. Mentre recitavano il rosario irruppero i nazisti, accusandoli di essere tutti partigiani e banditi. Furono uccisi don Marchioni e alcuni anziani invalidi. Le altre persone presenti in chiesa furono deportate nel cimitero di Casaglia e mitragliate a sangue freddo. Le vittime furono 195 di cui 50 bambini.
Solo tra il 29 settembre e il 5 ottobre del 1944 morirono 770 civili: 95 avevano meno di sedici anni, 110 ne avevano meno di dieci, 22 meno di due anni, 8  avevano un anno di vita e quindici meno di un anno. Il più giovane si chiamava Walter Cardi: era nato da due settimane.
Prima di andarsene Reder fece disseminare il territorio di mine che continuarono a uccidere fino al 1966. Morirono altre 55 persone.
Sulla lapide del cimitero di Casaglia si legge: “La nostra pietà per loro significhi che tutti gli uomini e le donne sappiano vigilare perché mai più il nazifascismo risorga’’.

Francesca Relandini
Francesco De Palma
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