La Giornata Mondiale dell’Acqua, la nostra ricchezza
Oggi, 22 Marzo è la Giornata Mondiale dell’Acqua: è stata istituita dall’ONU nel 1992 ed indetta per la prima volta nel 1993. Nel mondo ci sono diverse centinaia di milioni di persone che non hanno accesso all’acqua. Le cifre divergono di molto tra le diverse organizzazioni: per l’Unicef la popolazione che non ha accesso all’acqua sarebbero circa due miliardi, per l’Unesco sarebbero 1,8 miliardi le persone a vivere in terreni desertificati, privi di accesso a fonti di acqua diretta.
Secondo i dati dell’associazione non governativa WaterAid, in tutto il mondo circa 2,4 miliardi di persone non hanno accesso a servizi igienico-sanitari adeguati. E a causa della mancanza di acqua potabile e di servizi igienici, circa 315 mila bambini sotto i 5 anni muoiono ogni anno di malattie, a causa del consumo di acqua contaminata e di scarse misure igienico-sanitarie.
La WaterAid è un’Organizzazione Non Governativa nata a Londra nel 1981, con la prerogativa di sostenere le popolazioni del Terzo Mondo nella lotta alle malattie ed epidemie che si diffondono per l’uso di acqua non potabile, mediante una sensibilizzazione verso i governi degli stati, indicando anche strade praticabili per evitare contagi e diffusioni di patologie. Uno dei risultati che si prefigge è di collaborare con chi possa portare igiene, sicurezza e pulizia tra le popolazioni, indicando come evitare sprechi e non distruggere l’ecosistema con produzioni eccessive di materie che necessitano di un consumo eccessivo di acqua.
Da sempre, riceviamo e abbiamo ricevuto dai genitori, consigli o rimproveri nel non sprecare acqua mentre ci laviamo i denti o ci insaponiamo sotto la doccia, ma non tutti immaginano quanto ciò che consumiamo a tavola possa “costare” in acqua. Si calcola che, le scelte alimentari di ogni persona abbiano un impatto ambientale del 25%.
Sembra incredibile, ma per la realizzazione di un chilo di carta, oggi, pur con l’attenzione agli sprechi e con l’uso di nuove tecnologie, più attente all’ambiente, occorrono comunque 7 litri di acqua.
Il consumo cresce vertiginosamente nella produzione di apparecchiature elettroniche di ultima generazione: per uno smartphone ci vogliono circa 13 tonnellate d’acqua!
Invece, nell’abbigliamento, per confezionare una maglietta di utilizzo quotidiano, sono necessarie 4 tonnellate d’acqua. Oltre al consumo per la realizzazione, la parte da padrone è nell’imballaggio dei vari prodotti chiusi ed immessi in commercio: per i capi di abbigliamento, il 20% del consumo di acqua finiscono per la realizzazione di buste, sacche, scatole per l’imballaggio e il trasporto.
Per i giocattoli, invece, che spesso utilizzano grandi involucri, l’85% dell’acqua complessiva, utilizzata per la loro realizzazione, serve per le scatole.
Anche la catena alimentare richiede un ingente fabbisogno di acqua: per produrre un chilogrammo di carne rossa occorrono ben 15 tonnellate di acqua (15mila litri), considerando il consumo per nutrire la bestia da cui arriva la carne, cioè la sua alimentazione, quindi l’irrigazione dei pascoli, e via dicendo.
Pure i dolci non sono esentati, hanno il loro peso nel consumo di acqua. Ad esempio, le barrette di cioccolato al latte, di cui quasi tutti i bambini sono golosi, costano ben 1,5 tonnellate di acqua ciascuna!
Nonostante il rischio di siccità che, recentemente, ha sfiorato anche il nostro paese a causa delle mancate e/o ritardate piogge invernali, pur con una inadeguata ed obsoleta rete di approvvigionamento e distribuzione, in Italia abbiamo incredibili risorse, grazie anche ad una particolare morfologia del territorio italiano, ricchissimo di acqua.
Non si può dir lo stesso per buona parte del pianeta, purtroppo.
In questi giorni a Brasilia è in corso il World Water Forum, dove si sta facendo il punto sulla disponibilità e gestione sostenibile dell’acqua e dei servizi igienico-sanitari, su come renderli usufruibili a livello universale.
I dati presentati fotografano una situazione delicata per quanto riguarda l’approvvigionamento di acqua in quasi due terzi del pianeta. In particolare, molte città nel mondo stanno affrontando crisi idriche di diverso tipo, e la carenza o indisponibilità di acqua è all’origine di tanti problemi urbani e globali.
Circa il 40% della popolazione mondiale soffre per mancanza di acqua, ma senza interventi strutturali, nel 2025 la popolazione mondiale in cerca di acqua potrebbe crescere fino a superare il 65%.
Si sottolinea nei lavori del Forum che è “impellente necessità di aumentare gli investimenti in infrastrutture idriche allo scopo di raggiungere l’Obiettivo 6 di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite e gestire i finanziamenti in materia in modo adeguato”. “Le città che non riusciranno a migliorare la loro gestione delle risorse idriche – prosegue il Rapporto – potrebbero far diminuire la crescita nazionale del 6% del Pil entro il 2050”.
L’obiettivo citato che si vuole perseguire, “mira a fornire acqua pulita, servizi igienici adeguati e buone condizioni igieniche a tutti entro il 2030”.
Per raggiungere tali traguardi si sta proponendo di finanziare la costruzione di dighe e riserve insieme alla manutenzione delle infrastrutture esistenti. Inoltre, si è ripetuto e ricordato che occorre sensibilizzare la popolazione per un uso razionale dell’acqua in tutti i settori, e invitare i cittadini ad un uso efficiente dell’acqua nelle loro case. L’industria deve riciclare e riutilizzare l’acqua e assicurarsi che si usino metodi di irrigazione più efficienti.
Per trovare i finanziamenti necessari s’è proposto di coinvolgere governi, istituzioni che finanziano lo sviluppo a diverso titolo, come di reperire finanziatori privati e ONG per ottenere un finanziamento stabile per gestire l’approvvigionamento dell’acqua in maniera più equa possibile.
Germano Baldazzi
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