Le vie della nuova Africa
Ne “Le vie dell’Africa. Il futuro del continente tra Europa, Italia, Cina e Nuovi Attori” (edizioni Infinito) Giuseppe Mistretta, diplomatico e funzionario del Ministero degli Esteri, si cimenta con successo nel tentativo di farci guardare a sud del Bel Paese, in direzione del sole e del futuro.
In maniera insieme approfondita e nuova, sfuggendo i luoghi comuni e una superficialità fatta di abitudine miopia, cogliendo l’evoluzione di un mondo vasto, con mille sfaccettature, un mondo che cerca la sua strada e lo fa a grande velocità.

L’Africa per noi è spesso solo il continente delle migrazioni e della miseria. Ma un quadro del genere è riduttivo, appiattito sulle immagini dei telegiornali, ignaro dei tassi di sviluppo di molti dei paesi subsahariani. L’Africa non è più da tempo soltanto il luogo delle difficoltà, delle miseria e delle guerre. Tra le molte contraddizioni si fanno largo prospettive incoraggianti, l’emersione di una urban middle class, di una coscienza civile che si è nutrita delle stesse idee e degli stessi valori della nostra Europa.
Come scrive Romano Prodi nell’introduzione, l’attualità africana “viene sintetizzata nel dibattito politico e giornalistico con slogan sbrigativi e superficiali”, mentre essa “contiene elementi di particolare complessità che sarebbe opportuno conoscere ed approfondire”.
Ecco allora che Mistretta si incarica di smantellare un immaginario collettivo fatto di “villaggi primordiali e di slums suburbani disordinati e poveri”, per fornirci invece di una visione up to date, per introdurci nella quotidianità di “un continente giovane e dinamico”.
In tale realtà convivono la cooperazione internazionale con i suoi slanci e le sue realizzazioni, ma anche gli investimenti realizzati dai “nuovi attori” – Cina, Russia, Turchia, paesi del Golfo, etc. – impegnati nella valorizzazione delle risorse africane, nella ricerca del loro profitto, nella realizzazione di una rete infrastrutturale e urbana adatta al XXI secolo.
“Chiunque viaggi in Africa” – scrive Mistretta, e lo si è potuto constatare direttamente – “nota immediatamente l’imponenza e la quantità dei lavori pubblici recenti o in costruzione come ponti, autostrade, porti, dighe, ospedali, aeroporti, hotel, centri residenziali, linee ferroviarie, stazioni, stadi”.
Tutto ciò porta a guardare con più ottimismo alle sorti future del continente. Senza passare sotto silenzio l’estrema fragilità di alcuni stati, la sfida posta dai cambiamenti climatici, la debolezza energetica, i limiti della sanità, il dualismo fra democrazia e stabilità, pur tuttavia l’Africa è in movimento, e si tratta di cogliere le opportunità che la crescita del continente offre al mondo e all’Italia, perché si possa fondare un partenariato effettivo ed efficace, a vantaggio degli uni e degli altri.
Sì, perché come chiosa Prodi con termini che in questa stagione segnata dal Covid-19 abbiamo sentito spesso, ma mai abbastanza, “non c’è nulla da fare: che ci piaccia o no siamo tutti sulla stessa barca ed è una barca che deve riuscire a navigare con successo fra uragani e tempeste grazie alla sapienza non solo dei suoi comandanti ma anche dei suoi innumerevoli passeggeri”.
Francesco De Palma
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