Indagine su RSA e case di riposo: una eterna “zona rossa”!
Il Governo italiano in questi giorni sta varando il “PNRR”, acronimo “Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”, parte del più grande programma di “Next Generation EU”, avviato sotto l’impulso dell’Unione Europea.
L’Europa finanzierà con oltre 191 miliardi di euro il piano di ripresa economica e sociale, in contrasto alla crisi scatenatasi a più livelli, a causa della pandemia.
Il Piano è organizzato in sei “missioni”, tra investimenti e riforme. Porta con sé – e il Presidente Mario Draghi lo ha ben spiegato – un’attenzione per le necessità delle famiglie, dei lavoratori e dei cittadini che vivono in situazioni più disagiate.
Nel presentare il Piano alla Camera dei Deputati, Mario Draghi ha esordito con queste parole:
«Non è solo una questione di reddito, lavoro, benessere, ma anche di valori civili, di sentimenti della nostra comunità nazionale che nessun numero, nessuna tabella potranno mai rappresentare. Dico questo perché sia chiaro che nel realizzare i progetti, ritardi, inefficienze, miopi visioni di parte anteposte al bene comune, peseranno direttamente sulle nostre vite. Soprattutto su quelle dei cittadini più deboli e sui nostri figli e nipoti. E forse non vi sarà più il tempo per porvi rimedio».
Il piano presentato si dipana in sei missioni:
- “Digitalizzazione, Innovazione, Competitività, Cultura”, per promuovere la trasformazione digitale del Paese, sostenere l’innovazione del sistema produttivo, investire nei settori chiave per l’Italia quali turismo e cultura, assicurare la banda ultra-larga in tutto il paese.
- “Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica”, migliorando la sostenibilità del sistema economico ed optando per una transizione ambientale equa e inclusiva, sfruttando l’economia circolare e la gestione dei rifiuti.
- “Infrastrutture per una Mobilità Sostenibile”, sviluppando razionalmente un’infrastruttura di trasporto moderna e sostenibile in tutto il Paese, con investimenti per l’alta velocità specie per il sud e potenziando le linee ferroviarie regionali.
- “Istruzione e Ricerca” che intende rafforzare il sistema educativo, le competenze digitali e tecnico-scientifiche, la ricerca e il trasferimento tecnologico con interventi mirati e capillari dagli asili nido fino ai corsi di dottorato.
- “Inclusione e Coesione” con l’obiettivo di facilitare la partecipazione al mercato del lavoro con la formazione e rafforzando le politiche attive del lavoro, favorendo anche l’inclusione sociale.
- “Salute”, con l’obiettivo di rafforzare la prevenzione e i servizi sanitari sul territorio, modernizzare e digitalizzare il sistema sanitario e garantire equità di accesso alle cure. Il Piano investe nell’assistenza di prossimità diffusa sul territorio, potenzia l’assistenza domiciliare, diffonde il servizio di telemedicina e l’assistenza remota.
Nel presentarlo, il presidente ha usato parole nette, pronunciate senza mezzi termini, a conferma che siamo dinanzi ad un bivio: se continueremo a pensare solo al nostro particolare, il bene comune andrà in rovina e tutti staremo evidentemente peggio.
La pandemia ce lo sta mostrando: se non proteggiamo i più deboli, tutti saremo a rischio, anche se giovani e forti.
A tal proposito, ieri mattina, il Presidente della Comunità di Sant’Egidio Marco Impagliazzo ha tenuto una conferenza stampa per presentare i dati dell’indagine: “RSA e case di riposo, «un’eterna zona rossa»”. L’intento è quello di sollecitare un intervento per gli ospiti delle strutture sociosanitarie.
All’inizio, ha rimarcato le parole del Presidente del Consiglio pronunciate in occasione della presentazione del PNRR:
“Il Presidente Draghi ha parlato di rilanciare una maggiore de-istituzionalizzazione per gli anziani. Con grande soddisfazioni salutiamo le parole del Presidente“.
Ha quindi riportato alcuni dati, molto significativi: nonostante le pressioni di famiglie, di operatori e volontari per una riapertura in sicurezza delle visite agli anziani, quasi nulla è cambiato nelle strutture socio-sanitarie. Infatti, oltre il 60% delle 240 strutture monitorate, non consente ancora visite di familiari e amici ai ricoverati: si trovano in una eterna ‘zona rossa’ anche nei giorni in cui quasi tutta l’Italia è in zona gialla!
Le tanto pubblicizzate “stanze degli abbracci”, ideate per far incontrare anziani ricoverati e i familiari in sicurezza, sono rimaste pressoché sulla carta: realizzate solo nel 20% delle strutture prese in esame. Il servizio di videochiamata, ben sfruttato in questo ultimo anno, è un servizio fornto in meno della metà degli istituti.
Con simili dati, sale l’obiezione che venga meno il contratto di qualità che i ricoverati sottoscrivono al momento della loro ricovero nelle RSA. Sale anche, con essa, una
“indignazione morale per le grandi resistenze che si stanno facendo nell’aprire questi luoghi alla visita di parenti, degli amici, dei vicini di casa, o dei volontari”,
chiude Impagliazzo. In effetti, il sistema dell’istituzionalizzazione non funzionava già prima del covid: esso aveva già mostrato le sue criticità ed inadeguatezze. Con la pandemia, il sistema ha mostrato la sua impotenza nella cura e nella protezione di anziani e fragili.
Le numerose inchieste pubblicate dalla stampa hanno già raccontato in più occasioni l’inadeguatezza delle RSA.
Inoltre, riprende Impagliazzo:
“vi è pure il problema della sproporzione tra il costo delle strutture per la collettività e il servizio reso agli ospiti, in misura tale da ritenere il sistema ormai fuori controllo. Con questa conferenza stampa, noi vorremmo dare un sostegno alle novità introdotte dal PNNR, ma anche chiedere che in Italia cresca una differenziazione di modelli per gli anziani perché crescano nuovi modelli”.
A causa della pandemia, oggi alcuni istituti hanno perso fino al 30% dei loro pazienti ed è iniziata una specie di corsa per riempire nuovamente le strutture, mentre invece potrebbe essere l’occasione per differenziare l’offerta, favorendo o perseguendo soluzioni assistenziali ed abitative alternative.
La conferenza stampa si chiude con la raccomandazione e l’auspicio di permettere agli anziani negli istituti, ora che sono stati tutti vaccinati, di ricevere visite, fornendo ed utilizzando i presidi sanitari, ammettendo i visitatori dietro la presentazione di un tampone rapido nelle 48 ore.
Concedere sia ai parenti, che ai volontari di visitare gli ospiti per un tempo di almeno 30 minuti e sempre in sicurezza. Come anche di permettere ai pazienti vaccinati di effettuare visite mediche anche fuori dall’istituto.
La conferenza stampa si chiude con la raccomandazione ai responsabili delle strutture di ascoltare le direttive che ad ogni livello politico-istituzionale sono giunte per rompere l’isolamento sociale a cui sono doppiamente soggetti i ricoverati nelle RSA.
Germano Baldazzi
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