FATTI

Francesco d’Assisi, la vita ritrovata

Nel romanzo La misteriosa fiamma della regina Loana, Umberto Eco immaginò che il bibliofilo protagonista della storia, perduta la memoria, incappasse poi fortunosamente – alle soglie di una nuova e forse definitiva amnesia – in uno dei più preziosi libri a stampa della storia dell’umanità: il First Folio del 1623 con la prima pubblicazione delle opere di Shakespeare.
Di quel volume oggi rarissimo, tuttavia, stampato in circa 1000 esemplari, esistono ancora diverse copie in giro per il mondo, di cui alcune possedute da importanti biblioteche.

Il manoscritto ritrovato con una Vita inedita di Francesco d’Assisi

In questo caso invece saremmo di fronte ad un inedito pressoché assoluto, qualcosa di veramente eclatante nella storia delle fonti su Francesco d’Assisi. Sarebbe stato infatti ritrovato un manoscritto – collocabile attorno al decennio 1230 – con una vita inedita del santo, attribuibile a Tommaso da Celano.
Ne ha dato la notizia ieri 24 gennaio su Le Monde la giornalista Catherine Vincent, con un articolo al quale ha fatto seguito oggi quello di Paolo Di Stefano sul Corriere della sera a pagina 31 (per arrivare poi a Franco Cardini, che su Avvenire del 27 gennaio riprende da par suo l’argomento).
Si tratta di 122 fogli, formato 12 per 8,2 centimetri, appena poco più grandi di un pacchetto di sigarette; pergamena di cattiva qualità e non troppo ben conservata, senza copertina, in caratteri latini minuscoli. La Biblioteca nazionale di Francia l’ha ora acquistato per 60.000 euro.
Per André Vauchez – uno degli storici del Medioevo più autorevoli nonché autore di una bellissima recente biografia del santo di Assisi, Françoise d’Assise. Entre histoire et mémoire, pubblicata in italiano da Einaudi – si tratterebbe «della scoperta più importante dell’ultimo secolo», che ora atterra nelle mani di Jacques Dalarun, anch’egli studioso accreditato di Francesco d’Assisi e dell’età di mezzo (che ha rilasciato in proposito una interessante intervista a Silvia Guidi per l’Osservatore romano del 26-27 gennaio).
La questione sarebbe destinata ad interessare un ristretto numero di eruditi, se non fosse invece legata al tema – assai movimentato – delle biografie di san Francesco. Come noto, nel tentativo di “orientare” il francescanesimo dopo la scomparsa del suo fondatore, nel 1263 Bonaventura da Bagnoregio pubblicherà una vita “ufficiale” del santo, alla quale avrebbe dovuto far seguito la distruzione delle numerose altre in circolazione, come decretato tre anni dopo dal Capitolo generale di Parigi. Così avvenne. Solo nel 1768 sarà ritrovata una biografia (Vita prima) attribuita a Tommaso da Celano e da questi redatta nel 1228, mentre è del 1806 il rinvenimento della Vita secunda, scritta dallo stesso Celano nel 1244; narrazioni tutte complementari eppure divergenti da quella di Bonaventura, non solo per lo stile bensì anche per il loro contenuto, corrispondente al diverso intento che il primo biografo del poverello aveva assunto con i suoi racconti.
Il manoscritto ritrovato sarebbe – secondo i primi riscontri – una ulteriore redazione, intermedia tra le due vite conosciute, una sorta di compendio, sempre per la penna di Tommaso da Celano.

Il più antico ritratto di Francesco d’Assisi.
Subiaco, Sacro Speco

I dettagli dell’operazione per acquisire il manoscritto sono in parte degni di un thriller: nel 2007 Dalarun rinviene una parte di uno scritto – denominato Leggenda umbra – che ritiene essere il frammento di un testo più ampio. Uno studioso del Vermont, Sean Filed, gli segnala la messa all’asta di un codice “intrigante” ad opera di una galleria newyorkese, Les Enluminures. Il codice – già in mano a collezionisti privati –  contiene proprio quello che Dalarun sospettava. Lo studioso francese è preoccupato che tutto si perda nelle mani di chissà chi e si rivolge allora alla Direzione della Biblioteca nazionale di Francia, e precisamente a Isabelle Le Masne de Chermont, direttrice del Dipartimento manoscritti, che decide per l’acquisto (con molta discrezione!) del prezioso testo.
Secondo le dichiarazioni dell’équipe che ha iniziato a lavorare sul prezioso rinvenimento, ci vorranno almeno due anni per saperne qualcosa di più. E qui allora, infine, più che al romanzo citato in apertura, mi pare che l’allusione debba essere al primo successo narrativo di Umberto Eco, a Il nome della rosa e a quel misterioso secondo libro della poetica di Aristotele: perché anche qui, sembrerebbe, qualcosa di ciò che era stato perduto s’è ritrovato…

Paolo Sassi

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