FATTI

Uno sguardo sulle Borgate di Roma. Il libro di Pasquale Liguori.

Le borgate di Roma hanno avuto, da sempre, nel bene e nel male, un ruolo caratterizzante della città, sia dal punto di vista materiale, sia da quello simbolico.

Quelle storiche nacquero durante il Ventennio Fascista e furono la “prima periferia” della Capitale. Erano popolate dalla gente espulsa dal centro storico della città, dopo gli sventramenti operati dal Regime, nel tentativo, di far tornare visibili i fasti dell’Antico Impero Romano.
Si può dire che la periferia di Roma è stata inventata dal Fascismo perchè, prima di allora non esisteva.
 “Con le casette poverisissime e i borghetti rurali promossi e realizzati dal Governatorato Fascista negli anni ’30 per affrontare drasticamente il problema della casa, prima ancora degli interventi destinati alle case popolari dell’IFaCP (l’Istituto Fascista delle Case Popolari), per la prima volta si sono cominciate a realizzare a Roma parti di città non in continuità con la città storica o con quella precedentemente realizzata. Anzi, erano intenzionalmente parti di città lontane dalla città consolidata, per diversi motivi: lo sviluppo dell’antiurbanesimo tipico dell’epoca fascista connesso all’ideologia rurale, il
tentativo di ridurre la congestione demografica di fronte al crescente numero aumento della popolazione immigrata (dall’interno) per lo più per motivi di lavoro, l’obiettivo neanche tanto implicito di allontanare popolazione pericolosa e degradante per la Capitale e per la sua immagine in Italia e all’estero (…), la speranza che attraverso l’autoproduzione di generi alimentari a livello locale si sopperisse almeno parzialmente alla carenza di lavoro e reddito” (Carlo Cellammare, cit.).
Così il Fascismo pose le basi per la costruzione di quella che diverrà l’altra Roma, una “città nella città”, più degradata e degradante, lontana dagli sguardi degli abitanti della città storica che invece doveva rappresentare il “salotto bello del Regime”.
La costruzione delle borgate, diede il via a quello sviluppo urbanistico tipico di Roma, chiamato “a macchia d’olio” che nei decenni successivi al dopoguerra, è proseguito senza soluzioni di continuità.
Ancora oggi le borgate di Roma, continuano ad accogliere ed assorbire, come al tempo del Regime, un numero importante di popolazione immigrata, questa volta proveniente da altri paesi, a volte dando vita a interessanti esempi di integrazione.
 Il libro del fotografo Pasquale Liguori, “Borgate” (P.S. Edizioni di Holidays srls, 2017),  è un reportage di immagini in queste zone di Roma, che formano una “costellazione” di città, attorno al nucleo della grande metropoli.
Acilia, Gordiani, Pietralata, Prenestino, Primavalle, Quarticciolo, San Basilio, Tiburtino III, Tor Marancia, Trullo, Tufello, Val Melaina, sono le borgate visitate e fotografate dall’autore del libro.
Dice Pasquale Liguori “Il mio viaggio nelle borgate nasce dal desiderio di esplorare una Roma autentica, non appariscente. (…) Ho sempre amato inoltrarmi nella periferia. (…) Ammiro la periferia per la sua capacità di frontiera, di adattamento, cambiamento e proposta. La amo quando riesce a prendersi cura di sé. Soprattutto quando si oppone all’incuria e resiste al disinteresse generale”.
Le fotografie di Liguori sono molto belle e riescono a penetrare l’anima e la storia di questi luoghi della Capitale. Rappresentano uno stimolo ad uscire dagli abituali itinirerari del “già conosciuto”, per andare a scoprire e guardare con altri occhi, questa parte di Roma.
E proprio immergendosi nelle pieghe profonde di questo mondo periferico, appare, come un paradosso della storia, l’immagine di quei gruppi politici dell’estrema destra, eredi dichiarati dell’ideologia del Regime Fascista – lo stesso che negli anni ’30 ha pensato, progettato e realizzato le borgate romane, con una logica di esclusione e marginalizzazione di intere fasce di popolazione –  che si ergono a “risolutori di problemi” e portatori delle istanze di riscatto della gente che abita questi luoghi.
Francesco Casarelli
(Fotografie di Pasquale Liguori)

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