Polonia, il fascino discreto della provincia …
Ancora una volta, in Polonia, la linea di confine tra due diverse visioni della società e del futuro si è disegnata secondo alcuni, semplici parametri: la residenza o meno in città, l’inserimento o meno nei circuiti della globalizzazione, l’età anagrafica. Ancora una volta in Polonia, così come succede da anni – nel caso della Brexit, delle elezioni presidenziali statunitensi del 2016, dello scrutinio presidenziale francese, delle elezioni locali in Germania e così via -, gli abitanti delle città, coloro che vivono in zone di transito e di scambio, i giovani, hanno votato per la proposta più liberale ed aperturista, gli altri per le posizioni più connotate da una chiusura autoreferenziale ed identitaria.
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La fotografia del voto polacco, che ha visto il paese spaccato quasi a metà tra il vincitore, Andrzej Duda (51,2% dei voti) e lo sfidante, Rafal Trzaskowski, è sovrapponibile a molti altri scenari elettorali dell’Occidente (sì, lo so, l’Italia è abbastanza in controtendenza, e si potrebbero versare fiumi d’inchiostro sulla nostra infelice eccezione).
In quasi tutto il mondo occidentale più sei a contatto con gli altri, migranti compresi, più vedi l’agitarsi di mille esistenze dalla tua finestra o dal prisma della lettura, e non dallo spettro deformante della televisione, meno hai paura dell’Altro, meno cerchi un rifugio rassicurante tra quelli come te, meno ti affidi alle voci illusorie che solleticano i tuoi istinti e riempiono le tue bolle emotive.
Francesco De Palma
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