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“La tentazione del muro”, la risorsa del libro …

Massimo Recalcati, psicoanalista tra i più conosciuti in Italia, ha rielaborato alcune delle sue “lezioni” televisive “per un lessico civile” in un volume dal titolo “La tentazione del muro” (Feltrinelli).

Il tutto parte da una domanda: in un tempo così liquido e difficile è ancora possibile il “miracolo sociale” (Bossy), la complessità della polis? O siamo costretti a soggiacere – appunto – alla tentazione del muro?

Come ha scritto Ezio Mauro, l’autore “cerca le spie di un disagio della civiltà, e le trova nel degrado neolibertino dell’individualismo (che radicalizza la libertà a licenza, rigettando ogni limite) e nella trasfigurazione del confine in muro, che smarrisce la dimensione del transito, dell’incontro e dello scambio”.

In realtà Recalcati crede che la relazione, l’incontro, lo scambio, siano ancora possibili, tanto più dopo l’esperienza della pandemia, che – a suo dire – ha insegnato come “la cifra eticamente più alta della libertà non è affatto […] il dispiegamento della volontà individuale, ma la solidarietà. Nella rinuncia all’esercizio della nostra libertà, imposta dall’aggressività del Covid-19, […] è in gioco […] l’idea profonda che nessuno si può salvare da solo”.

Il muro, allora, risposta sovranista la più classica alle sfide del presente, è visto non solo come una “barbarie”, ma come “una vera e propria passione dell’umano, una sua tentazione fondamentale”.

Di più. Come una negazione di ciò verso cui la stessa vita tende, ovvero l’alterità. Perché “nessuno si salva da solo. Senza l’altro la vita cade nel nulla”. Perché “se il confine cessa di essere un luogo di transito irrigidendosi in una muraglia, la vita muore, manca di ossigeno”. Perché è come nei trapianti di cuore: “Se la difesa immunitaria è troppo rigida il trapianto di cuore fallisce e la vita muore”. Affinché “vi sia vita è necessario mantenere il confine poroso, senza trasformarlo in muro”.

Del resto, alla fin fine, “una delle scoperte maggiori della psicanalisi è che la follia non si genera da una eccessiva fragilità dell’io, ma da un suo rafforzamento ipertrofico”. A furia di erigere muri si mette a repentaglio la nostra stessa salute psichica di essere umani, “animali sociali”, come avrebbe detto Aristotele.

Di fronte alla tentazione del muro e alle passioni tristi che l’accompagnano – tra cui spicca l’ignoranza “non […] un difetto, una mancanza di sapere, ma, alla stessa stregua dell’odio, […] una vera e propria passione che coincide con la […] pretesa di essere padron[i] della verità” – c’è per fortuna un vaccino, il libro.

“Il libro”, infatti, “è luogo di differenze, di pluralità”. “Da una parte abbiamo la tentazione del muro, dall’altra la resistenza singolare del libro, che contiene la pluralità”.

Meno muri e più libri, dunque. Per stare bene, tutti quanti. Una chiosa che è più di un messaggio: è un augurio per ciascuno di noi e per la società tutta intera.

Francesco De Palma

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