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I 90 anni dell’uomo che ha cambiato la Storia …

Mikhail Gorbacev, un gigante nella storia della II metà del XX secolo, ha compiuto 90 anni.

Se la guerra fredda è finita, se è finita senza un ‘redde rationem’ nucleare, se il muro di Berlino è caduto, è tutto merito suo. Ha fatto degli errori, ma ne ha fatti tutta la dirigenza sovietica e presto post-sovietica di quegli anni, la nascente, affamata di potere, classe politica delle 15 repubbliche che si sarebbero sostituite all’URSS. Il fatto che oggi il suo nome sia quasi dimenticato e la sua popolarità ai minimi termini in Russia testimonia non certo dei suoi limiti, bensì della rapidità con cui il mondo vede passare gli attori che calcano le scene della Storia e della incapacità dei popoli di saper riconoscere le proprie vie e i propri destini.

Il presidente Mattarella si è fatto interprete della rilevanza della figura dell’ultimo segretario del PCUS, inviandogli un messaggio cordiale e sentito di auguri: “Il popolo italiano conserva vivida memoria delle visite da lei effettuate nel nostro Paese e desidera unirsi a quanti, in questa giornata, le testimoniano stima e considerazione. Chiamato ad assumere le più alte responsabilità politiche nel suo Paese, ella ha saputo interpretare profonde aspettative di rinnovamento e ha fornito un coraggioso contributo – sottolineato dalla attribuzione del Premio Nobel per la Pace – al superamento di consolidate tensioni internazionali e alla ricomposizione di fratture che per decenni hanno segnato la vita del nostro continente”.

E’ oggi difficile, per le nuove generazioni, comprendere l’incubo che si viveva fino alla fine degli anni Ottanta del secolo scorso per un possibile scontro tra le due superpotenze. L’equilibrio del terrore era, sì, un equilibrio, ma quanto terribile! E non è facile trovare nella storia umana chi abbia volontariamente abbattuto un ordine ingiusto, se quell’ordine era il piedistallo del potere del proprio paese.

Di Gorbacev si ricordano le parole d’ordine, ‘perestrojka’ (ristrutturazione) e ‘glasnost’ (trasparenza), che hanno dato speranza, hanno fatto il giro del mondo, hanno segnato un’epoca. A lui si associano le immagini del colpo di stato del 1991 e della fine di un credo, di un mondo, di un secolo, quello “breve” (Hobsbawm).

Un paio d’anni fa, parlando con il regista Herzog, Gorbacev ha detto: “Invece di sciogliere l’Unione [Sovietica], avremmo dovuto scegliere di dare più diritti alle repubbliche. Ma avevano fretta, alcune persone avevano fretta, volevano prendere il potere. E avevano dei loro piani ben precisi […]. Adesso mi chiedono perché non li ho fermati. Ma era come battere la testa contro un muro. Questo perché alla gente piacciono i politici come Eltsin, quelli avventati. Forse mi sarei dovuto comportare diversamente nei suoi confronti. Ma non [ho voluto]”.

Sì, a molti popoli piacciono gli Eltsin, i populisti di ogni tempo. Ma gli storici del futuro sapranno riconoscere la grandezza di chi ha salvato il pianeta dall’olocausto nucleare.

Francesco De Palma

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