FATTI

Chi salva una vita salva il mondo intero …

Frase tratta dal Talmud e ripresa nel film capolavoro “Schindler’s list”, e sta ad affermare che anche il gesto di salvare anche una sola vita dalla barbarie di un genocidio o dell’Olocausto degli ebrei durante le Seconda Guerra Mondiale, è operare una rottura contro il pensiero unico, c’è qualcuno che, anche con povere forze, si ferma anche per un attimo la barbarie, spezza il pensiero umico di morte e salva anche solo poche vite. 
E’ il lumicino di speranza, il gesto che, anche a rischio della propria vita, in tanti hanno adoperato e, così facendo, hanno spezzato il pensiero unico del regime nazi-fascista: che tutti gli ebrei, gli zingari, i malati, gli asociali, andassero deportati e allontanati dalla “razza” pura, per evitare sedicenti contaminazioni. 

Questo è stato lo spettro che si è agitato in tutta l’Europa, durante gli anni del regime hitleriano.
A contrastare questo pensiero vi sono state diverse voci, più o meno forti, contrarie o, almeno dissonanti a questo pensiero unico e tanti gesti che hanno permesso che l’umanità intera non soccombesse.
Sono tantissime le storie anche di persone comuni che si sono distinti nel nascondere, salvare, aiutare ebrei o, comunque, perseguitati dal regime dell’epoca.
Negli ultimi anni, diversi studi e ricerche sono state compiute per far riemergere le storie dei “Giusti” che hanno acceso una lampadina di salvezza per i perseguitati.
Tantissimi sono gli italiani, più o meno noti, famosi, che si sono distinti in un impegno costante.
In diversi, hanno tenuto nascosta la loro storia, il loro impegno, anche per decenni, come una perla che hanno conservato nello scrigno del proprio cuore.
Oggi, 6 Maggio, è La Giornata europea dei «Giusti dell’umanità». L’Italia è stata il primo paese ad aderire quando, nel 2012, il Parlamento Europeo istituì la ricorrenza.
Ogni anno, si aggiungono nuove personalità al numeroso elenco che si sono distinti come figure esemplari contro la discriminazione, la persecuzione, l’aiuto e il sostegno ai perseguitati, in ogni situazione mondiale.
Il titolo dato per il 2018 è: «I Giusti dell’accoglienza. Oltre i confini per abbattere i muri».
Il presidente di Gariwo, Gabriele Nissim, nel presentarla, spiega: «Di fronte alla sempre più grave congiuntura internazionale, alla crisi dell’Europa e al dilagare del fondamentalismo, con la sua scia di sangue e terrore, ci è parso di estrema importanza continuare a sostenere i Giusti del nostro tempo mentre riaffermiamo l’insegnamento che ci giunge anche dal passato».
Quest’anno, di fronte alla sempre più grave congiuntura internazionale, si è voluto dare un maggiore rilievo alla ricorrenza, in modo che possa «dare ai giovani un punto di riferimento per la comprensione del presente e il loro agire quotidiano», sono le parole che concludono la presentazione.
I premiati con il titolo di “Giusti” per il 2018, con una cerimonia che si terrà a Milano il prossimo 14 Marzo, saranno: Ho Feng Shan; Hammo Shero; Costantino Baratta e Daphne Vloumidi.
I quattro insigniti hanno storie molto diverse tra di loro, ma tutti si sono distinti con gesti di alto profilo umano e sociale, per il bene dell’umanità.
Ho Feng Shan è stato il console cinese negli anni precedenti allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale e che, a Vienna, assisté nel 1938 l’annessione dell’Austria alla Germania. Era già in corso la persecuzione verso gli ebrei e lui fornì loro i visti d’espatrio, garantendo la loro salvezza, mentre gli altri corpi diplomatici si rifiutavano di concederli per evitare contrasti pericolosi con il regime hitleriano.
Hammo Shero, nato tra la gente yazida – oggi così perseguitata, e divenuto capo del territorio del Sindjār, accolse, nascose e protesse migliaia di armeni in fuga a causa del genocidio operato nel 1915. 
Completamente diversa, invece, è la storia di Costantino Baratta, manovale e pescatore diportista a Lampedusa. E’ l’uomo che si è distinto per aver accolto, aiutato e salvato i profughi sull’isola durante il tragico naufragio occorso il 3 ottobre 2013. 
Infine, si premierà Daphne Vloumidi, albergatrice di Lesbo. Lesbo è la località greca nota per la grande accoglienza ai profughi in fuga dal vicino Oriente, che ha ricevuto anche la commovente visita di Papa Francesco.
Vloumidi è stata arrestata per aver accompagnato in auto al traghetto per Atene alcuni dei  profughi sbarcati nel 2015.
Queste persone, in particolare il console cinese e il capo yazida, dimostrano quanto sia importante dare asilo ai profughi per salvare l’umanità da un incontrollato imbarbarimento.
Gli esempi dei soccorritori di Lampedusa e di Lesbo rappresentano una luce che illumina la strada sicuramente disagevole, ma necessaria: quella dell’accoglienza, unica garanzia di salvezza per tanti esseri umani che, altrimenti, non avrebbero altre vie di scampo.

Germano Baldazzi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *