FATTI

Fatti: Un giovane della periferia africana ci insegna a non essere schiavi del denaro

Nell’intervista concessa da papa Francesco a TV2000 e andata in onda domenica scorsa, Bergoglio dichiara: “Il nemico più grande – più grande! – di Dio è il denaro. Pensate che Gesù dà al denaro lo status di signore, di padrone, quando dice: ‘Nessuno può servire due padroni: Dio e il denaro’. Non dice Dio e qualsiasi altra cosa: il denaro. Perché il denaro è l’idolo. Lo vediamo adesso, no?, in questo mondo in cui sembra comandi il denaro. Gesù parla di questo scontro: due signori, due padroni. O mi arruolo con questo o mi arruolo con questo. Mi arruolo con questo, che è mio Padre; mi arruolo con questo, che mi fa schiavo. E poi, la verità: il diavolo sempre entra dalle tasche, sempre. E’ la sua porta d’ingresso”.
Ieri, in una delle tante periferie del mondo e della Chiesa, a Goma, capoluogo del Nord Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo, è stata ufficialmente aperta la fase diocesana della causa di beatificazione di qualcuno che si è trovato a vivere una scelta del genere e non si è “arruolato” al servizio del denaro. 

Parlo di Floribert Bwana Chui, giovane laico, membro congolese della Comunità di Sant’Egidio, che nel 2007 rifiutò una proposta di corruzione – lavorava alla frontiera, si occupava di autorizzazioni all’import e non volle accettare l’ingresso nel proprio paese di generi alimentari avariati; né con le lusinghe (2-3000 dollari), né con le minacce – e per questo venne ucciso.
Il vescovo di Goma, mons. Kaboy, ha sottolineato come la figura di Floribert può essere un esempio di vita cristiana per i giovani d’oggi, attratti anche in Africa dall’idolatria del denaro e del successo. 
Questo giovane, che è riuscito ad essere libero dalla “dittatura del guadagno facile e dell’avere” (sono parole di un documento della Conferenza episcopale congolese, del 2009), dalla schiavitù del materialismo, dall’idolatria del denaro, che ha scelto di servire un padrone più umano del dollaro, potrebbe diventare – se la causa dovesse procedere, approdare a Roma, giungere al decreto di beatificazione – il primo martire dell’integrità di fronte al denaro e alla corruzione.
Qualche giorno prima di essere rapito e ucciso aveva detto a una sua amica, una suora, un medico: “Il denaro presto sparirà. E invece, quelle persone che dovessero consumare quei prodotti, cosa sarebbe di loro?. Vivo nel Cristo o no? Vivo per Cristo oppure no? Ecco perché non posso accettare. E’ meglio morire piuttosto che accettare quei soldi”. 
Il suo “No”, pronunciato in una qualsiasi via dell’immensa periferia dei dolori africana, il suo non essere in vendita, la sua “gratuità”, potrebbero presto parlare a tutto il mondo.

Francesco De Palma
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